IL COLLOQUIO DI PSICOTERAPIA (LA SEDUTA): questo strumento consiste in un colloquio della durata di circa 45/50 minuti, svolto normalmente in maniera frontale (viso-viso), all’interno dello studio di psicoterapia in un orario ed in un giorno preventivamente definito e con una frequenza che varia da 1 volta alla settimana ad 1 volta ogni 15 giorni.
Nella terapia cognitivo comportamentale il colloquio con il paziente è un colloquio di scambio in cui lo psicoterapeuta pone domande, solleva dubbi, sollecita letture della realtà differenti, accoglie ed ascolta la sofferenza del paziente aiutandolo a “ragionare” su ciò che gli sta accadendo.
E’ durante queste sedute che il terapeuta riesce ad individuare con maggior precisione cosa succede al paziente, come si sente emotivamente e quali sono gli schemi di pensiero che lo contraddistinguono. E’ proprio su questi schemi di pensiero, che se rigidi e dominanti, si concentra una buona parte del lavoro di psicoterapia.
Non dimentichiamoci che secondo la prospettiva Cognitivo Comportamentale alla base di ogni disturbo psichico vi sono delle distorsioni di pensiero, le quali generano assunti sbagliati e convinzioni irrazionali. Tali distorsioni si trasformano nel tempo in veri e propri schemi di pensiero relativamente stabili, che portano l'individuo ad entrare in un circolo vizioso che si autoalimenta.
L’atmosfera che si respira durante il colloquio di psicoterapia è varia e dipende dalla relazione terapeutica che si instaura tra lo psicologo ed il suo paziente.
Frequentemente al termine del colloquio ci possono essere delle assegnazioni di “compiti a casa” (preventivamente concordate con la persona) che hanno lo scopo di aiutare il paziente a focalizzare meglio cìò che è emerso durante la seduta. Ed in alcuni casi consistono in vere e proprie strategie cognitive che il paziente può e/o deve utilizzare nella vita quotidiana per superare i momenti di empasse.
IL COLLOQUIO DI PSICOTERAPIA DI COPPIA: questo strumento consiste in un colloquio alla coppia della durata di circa 1 ora e 15 minuti, svolto con frequenza piuttosto ampia (1 volta ogni 15 giorni nella prima fase e successivamente una volta al mese) dove il terapeuta ascolta le richieste di entrambe le parti della coppia e cerca di mettere a fuoco quali sono le necessità e gli obiettivi della coppia stessa.
Le motivazioni più frequenti per cui una coppia si rivolge ad un psicoterapeuta riguardano: la violazione del contratto di coppia, il legame non risolto di uno o di entrambi i coniugi con la famiglia di origine, la crescita personale di uno dei due coniugi, forti stress (malattie invalidanti, tradimenti, lutti, tracolli economici, nascita di un bambino disabile, ecc..)e le problematiche sessuali.
Durante i colloqui con la coppia si cerca di individuare la o le motivazioni della crisi ed i comportamenti che la alimentano.
Spesso questi colloqui sono alternati ad altri colloqui invece individuali, ma sempre con l’obiettivo di mettere a fuoco il vissuto del singolo all’interno della coppia.
Gli strumenti di supporto al colloquio di coppia possono essere vari, ma sono comunque sempre legati alla storia di chi compone la coppia ed al loro vissuto nel quotidiano. Si può utilizzare la tecnica del genogramma, il collage della famiglia e della coppia, l’intervista circolare, il questionario delle trappole, gli ABC, etc.
Per quanto riguarda le problematiche sessuali si utilizzano chiaramente una serie di “compiti a casa” che hanno l’obiettivo di aiutare la coppia al di fuori del contesto del colloquio con lo psicologo (vero obiettivo della terapia).
IL COLLOQUIO DI SUPPORTO PSICOLOGICO: questo strumento è caratterizzato da un colloquio della durata e frequenza variabili (si valuta ogni singola situazione) che ha come obiettivo principale quello di supportare il paziente in un momento della propria vita in cui manifesta delle difficoltà.
Il supporto psicologico NON E’ PSICOTERAPIA, in quanto non ha l’ambizione di generare un cambiamento negli schemi di pensiero del paziente (anche se in alcuni casi questo cambiamento può parzialmente avvenire in maniera del tutto naturale), ma vuole solo favorire un miglior stato d’animo nel paziente.
Personalmente utilizzo questo tipo di colloquio nei casi di pazienti piuttosto anziani e/o degradati dal punto di vista cognitivo, in pazienti “non predisposti” alla psicoterapia, in pazienti oncologici, o con le persone che hanno bisogno di un supporto solo per una situazione contingente.
IL COLLOQUIO DI TERAPIA DOMICILIARE: questo strumento ha esattamente le stesse caratteristiche del colloquio di psicoterapia, con la differenza che il setting è quello del domicilio del paziente, e quindi va considerata una maggior cura ed attenzione nello svolgimento della seduta.
Personalmente utilizzo questo strumento nel caso in cui il paziente che devo incontrare non riesca a spostarsi da casa per importanti motivi personali (periodo ravvicinato al parto, disturbo d’ansia invalidante, immobilità fisica, arresti domiciliari, etc.), ma necessiti delle sedute di psicoterapia in maniera continuativa.
Ci tengo a specificare che questo tipo di intervento normalmente lo svolgo per i pazienti che sono già in terapia da tempo e che con il subentrare di una delle problematiche sopra citate, abbiano necessità di questa variazione. Difficilmente svolgo questo tipo di colloquio con pazienti che non ho mai visto o che non conosco; in questo caso i primi colloqui sono sempre in studio e solo successivamente si valuta la possibilità dell’intervento domiciliare.
La stessa logica vale per i colloqui di psicoterapia attraverso il web (Skype, Viber, etc.): li svolgo solo in casi particolari, come quelli citati, o nel caso di pazienti che a terapia ancora non conclusa decidono di trasferirsi in un’altra città.
IL COLLOQUIO DI CONSULENZA GENITORIALE: questo strumento consiste in un colloquio a cui partecipano entrambi i genitori e che spesso ha come richiesta d’aiuto uno o più problemi relativi ai figli (generalmente minorenni).
Questi colloqui servono per inquadrare il problema, il legame ed il comportamento espresso dei genitori (tra loro e con il figlio), le reazioni ai comportamenti dei genitori da parte del figlio e viceversa ed i tentativi di risoluzione messi in atto fino a quel momento.
Il colloquio di consulenza di genitoriale, NON E’ PSICOTERAPIA, ma un colloquio della durata di circa 1 ora in cui il terapeuta cerca di comprendere quali possono essere le strade da percorrere per riuscire a ridare il benessere a tutto il sistema famiglia.
Queste strade vengono poi condivise con i genitori ed una volta scelte, vengono poi monitorate con incontri di circa una volta al mese tra i genitori ed il terapeuta.
Come nella terapia di coppia, anche in questo caso può esserci la necessità di alcuni colloqui individuali con i singoli membri della famiglia (mamma, papà, figli, ed eventualmente altre figure significative) ed in alcuni casi potrebbe anche rilevarsi utile il colloquio con gli insegnanti.
Non è possibile generalizzare un modello di intervento terapeutico rispetto alla consulenza genitoriale, in quanto ogni famiglia è a sé, ed ogni figlio e genitore deve fare i conti con il proprio nucleo di appartenenza, con le proprie esigenze, i propri ostacoli e le proprie risorse.
Il compito dello psicologo è proprio quello di individuare gli ostacoli e di insegnare ai genitori come sfruttare le risorse.