IL ROSSO MI DA' ALLA TESTA!
Conosco Carlo qualche anno fa su segnalazione di una mia ex paziente e subito capisco la sofferenza creata dal suo problema.
Carlo ha 40 anni, è un manager di successo, sposato con 4 figli; lavora molto, ma allo stesso tempo riesce ad essere molto presente con la sua famiglia; la moglie è casalinga e si occupa prevalentemente dei figli e della casa.
Carlo riporta di aver sempre avuto "un problema di ansia", di essersi sempre sentito preoccupato per qualcosa e di aver sviluppato una "mania di controllo".
Mi racconta questo suo tratto spiegandomi come passi ore ed ore a verificare il suo lavoro, i suoi conti correnti e di come si programmi dettagliatamente ed a cadenza regolare tutti gli impegni suoi e della famiglia.
Mi racconta questo suo tratto spiegandomi come passi ore ed ore a verificare il suo lavoro, i suoi conti correnti e di come si programmi dettagliatamente ed a cadenza regolare tutti gli impegni suoi e della famiglia.
Mi spiega che questo suo modo di essere gli è sempre stato utile per controllare l'ansia e le preoccupazioni e che non "vorrebbe stravolgerlo completamente" perchè cosi si sente più sicuro; chiede però aiuto per una situazione in particolare che da quando è diventato padre sembra essersi acutizzata.
Racconta che "è terrorizzato dal sangue" suo o di qualcun altro..che è un vero e proprio terrore tanto che quando gli capita di vederlo si sente mancare, ha la tachicardia, gli sudano le mani, gli viene da vomitare e frequentemente è anche svenuto.
Mi racconta che ha anche una forte ansia anticipatoria tutte le volte che si trova in quegli ambienti dove "c'è la possibilità di vedere del sangue", come gli ambulatori, gli ospedali, il dentista, etc..In quesi casi tende ad evitare o comunque ad andarsene quanto prima. Mi spiega che sono anni che non va dal dentista e che non fa gli esami del sangue proprio per questa paura.
Mi dice inoltre che il problema è presente fin da quando era ragazzo, ma che è sempre riuscito a gestirlo perchè "non ha mai dovuto occuparsi di qualcuno", oggi invece mi spiega che "non può non curare un ginocchio sbucciato del figlio" di conseguenza si trova a dover affrontare in maniera diretta il problema.
Racconta alcuni episodi in cui si è sentito male alla vista del sangue e non ha potuto accompagnare i figli in ospedale o medicarli; racconta ciò con grande sofferenza, piange e mi dice che si sente inadeguato, che teme il giudizio dei figli su questa sua debolezza, e che non si sente un "buon padre" per loro.
E' evidente che dietro questa sofferenza c'è molto di più della semplice fobia specifica..c'è il timore di non essere perfetto, c'è l'insicurezza e la paura di non far bene il suo dovere, risultato di un' educazione rigida ed intransigente ricevuta dai genitori di Carlo.
Decido quindi di impostare la prima parte del lavoro counterfeit Rolex terapeutico con Carlo proprio partendo dalla ricostruzione della sua idea di padre, da come è cresciuto, dai valori raccolti e dalle aspettative verso se stesso..sue e degli altri.
Questo inizio è molto difficile, Carlo non comprende pienamente perchè ci addentriamo in queste strade e mi dice "lei è una terapeuta cognitiva no? io sono qui perchè ho letto che la terapia cognitiva in poche sedute ti risolve il problema! Che cosa centra la mia famiglia di origine?..Mi sembra che la stiamo prendendo larga".
Ovviamente Carlo, essendo estremamente abituato al controllo, si aspettava una sorta di "fisioterapiata della mente" che gli dicesse questi sono gli esercizi con cui puoi guarire, invece si è ritrovato a parlare di momenti intimi della sua infanzia accompagnati da non poco dolore.
Ovviamente Carlo, essendo estremamente abituato al controllo, si aspettava una sorta di "fisioterapiata della mente" che gli dicesse questi sono gli esercizi con cui puoi guarire, invece si è ritrovato a parlare di momenti intimi della sua infanzia accompagnati da non poco dolore.
La scelta terapeutica di partire da qui, per quanto mi riguarda è stata fatta proprio per cercare di scardinare quell'idea disfunzionale che Carlo aveva in testa di "capo famiglia inattaccabile e solido", che gli ha condizionato tutta la vita e che, dall'analisi delle nostre conversazioni, sembrava essere il terreno fertile su cui sono cresciute le sue ansie.
Dopo qualche resistenza Carlo si è fidato...si è lasciato andare ai racconti e si è dato l'opportunità di attribuire una lettura più critica agli eventi che hanno caratterizzato la sua vita, comprendendo le diverse prospettive, comunque valide, "per essere un buon padre".
E' stato solo dopo questa prima parte di lavoro che abbiamo potuto impostare le sedute mirate all'eliminazione della fobia specifica.
- Abbiamo creato insieme una specifica gerarchia di "situazioni problema" (situazioni in cui Carlo sentiva molta ansia come entrare all'ospedale, andare a fare gli esami del sangue, vedere delle immagini televisive con sangue, vedere una piccola ferita, andare dal dentsta, etc..) dando un livello di preoccupazione da 1 a 10.
- Abbiamo scelto insieme le prime situazioni a cui esporsi ed abbiamo fatto i primi esperimenti. Siamo partiti da esercizi immaginativi (livello della scala 1-2), per poi passare a delle immagini cruenti (livello della scala 5-6), e via..via crescendo fino ad arrivare a fare gli esami del sangue e ad andare dal dentista.replica watches
Carlo si è fatto accompagnare in questi esercizi con grande entusiasmo e sentendosi ogni volta più forte.
Al termine del nostro lavoro insieme (che in questo caso è stato di circa 7/8 mesi) ci siamo salutati non avendo ancora sperimentato "la visione di una ferita insaguinata dal vero", ma scherzando un pò ci siamo anche detti che non potevamo tagliarci un braccio per completare l'esposizione, ma che comunque entrambi eravamo fiduciosi che il giorno che fosse accaduto Carlo sarebbe stato pronto.
Con grande gioia ho quindi letto l'e.mail di qualche mese dopo proprio da parte di Carlo che mi diceva che sciando con degli amici uno di questi si era rotto il naso e che lui aveva dovuto soccorrerlo "guardando attentamente la maschera di sangue che gli copriva il violto". Carlo mi ha scritto che non è chiaramente stata un'esperienza piacevole e che ne avrebbe volentieri fatto a meno (immagino che l'amico pensasse lo stesso!), ma che è riuscito a non svenire, a non scappare e soprattutto si è sentito veramente in grado di sostenere la situazione.
Oggi non so come stia Carlo, sono passati diversi anni, ma sono abbastanza certa che possa ritenersi molto soddisfatto del padre che è diventato!
Dr.ssa Laura Galuppi
Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale
Contatti:lauragaluppipsicologa@gmail.com
www.lauragaluppi.it
Cell. 338.8144743
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